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L'art. 577, comma 1, n. 3, c.p., prevede la pena dell'ergastolo per l'ipotesi in cui l'omicidio volontario sia commesso con premeditazione.
Questa aggravante è il frutto di una tortuosa elaborazione ermeneutica e, in mancanza di una definizione legislativa, continua ad essere dibattuta e rielaborata.
Invero, in codice penale vigente si limita a farvi un semplice riferimento, senza definirne i requisiti, favorendo, di tal guisa, un ampio dibattito scientifico, tanto in dottrina quanto in giurisprudenza, volto a tratteggiarne il perimetro,
Secondo la tesi classica, in tema di omicidio premeditato deve darsi valore all'aspetto psicologico ed il fatto deve essere compiuto con fredda e pacata perseveranza. Questa tesi di tipo soggettivistico è stata da tempo superata, non essendo stata accolta nei lavori preparatori del Codice Rocco, sulla base del rilievo che quasi mai nella realtà un omicidio viene commesso senza una certa concitazione e che, di contro, non può dirsi premeditato ogni omicidio che non sia determinato da impeto immediato.
Secondo un'impostazione di tipo oggettivistico, per l'esistenza della premeditazione, devono concorrrere due elementi: un certo lasso di tempo tra la risoluzione criminosa e la sua attuazione; e la c.d. macchinazione, cioè un'accurata preparazione del delitto, comprensiva della valutazione del momento più favorevole e delle modalità più idonee, nonché della preordinazione dei mezzi.
Anche questo orientamento è stato criticato, considerando che non è facile stabilire i criteri per fissare il distacco temporale e che l'eventualità che trascorra un notevole lasso di tempo può dipendere anche da fattori esterni e casuali .
L'orientamento prevalente in giurisprudenza
In giurisprudenza è assolutamente maggioritario l'indirizzo emeneutico che, ponendosi su una linea mediana tra i due orientamenti sopracitati, riconosce alla premeditazione una natura sia oggettiva che soggettiva e richiede la sussistenza di due requisiti: l'esistenza di un ampio intervallo temporale tra l'insorgere del proposito criminoso e la sua attuazione (elemento cronologico) e la perseveranza della risoluzione criminosa nella psiche dell'autore (elemento ideologico o psicologico), frutto di un'elaborazione intellettiva complessa e di durata superiore a quella normale.
In particolare, la Suprema Corte ha avuto modo di spiegare che gli elementi costitutivi dell'omicidio premeditato sono rappresentati da un apprezzabile intervallo temporale tra l’insorgenza del proposito delittuoso e la sua attuazione, tale da consentire una ponderata riflessione sulla decisione presa e sull’opportunità del recesso (c.d. elemento cronologico), e dalla natura ferma e irrevocabile della risoluzione criminosa, che deve perdurare senza soluzioni di continuità nell'animo dell’agente fino alla commissione del reato (c.d. elemento ideologico).
Premeditazione e preordinazione
La premeditazione non va confusa con la preordinazione, che consiste nell'apprestamento dei mezzi minimi necessari per l'esecuzione del delitto (come, ad esempio, armi e auto per la fuga), e che, da sola, non è indicativa della intensa riflessione; pertanto, essa non è sufficiente, da sola, alla configurazione del delitto premeditato in parola.
Al riguardo, vanno qui richiamate le coordinate ermeneutiche delineate dalla Suprema Corte con il pronunciamento di Sez. I, n. 5147 del 14/07/2015 - dep. 09/02/2016, Scanni, Rv. 266205, che distingue, in tema di omicidio, la mera preordinazione del delitto - intesa come apprestamento dei mezzi minimi necessari all’esecuzione, nella fase a questa ultima immediatamente precedente - dalla premeditazione, che postula, invece, il radicamento e la persistenza costante, per apprezzabile lasso di tempo, nella psiche del reo del proposito omicida, del quale sono sintomi il previo studio delle occasioni ed opportunità per l’attuazione, un’adeguata organizzazione di mezzi e la predisposizione delle modalità esecutive.
La reclusione
La reclusione o carcerazione è la privazione della libertà personale mediante imprigionamento e la pena è da 21 a 30 anni. Si distingue dall'arresto per le motivazioni ma non negli effetti, consistendo entrambe nella privazione della libertà di movimento di un individuo. La reclusione è di norma imposta dalle istituzioni all'interno di ordinamenti giuridici, ma si ha anche al di fuori di questo contesto, come nel caso dei sequestri di persona, nel quale un individuo viene imprigionato da rapitori.
L'ergastolo è una pena detentiva a carattere perpetuo inflitta a chi ha commesso un delitto particolarmente grave.
Nel 2013 una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che tale pena viola i diritti umani quando la scarcerazione sia espressamente proibita o quando non sia previsto nell'ordinamento che, non oltre i 25 anni di detenzione, il condannato possa chiedere a un organismo indipendente dal governo una revisione della sentenza o un alleggerimento di pena.
L'omicidio doloso (comunemente omicidio volontario) in diritto penale è il delitto previsto dall'articolo 575 del codice penale che consiste nel provocare volontariamente la morte di un'altra persona. Si distingue in premeditato e non premeditato.
Pena: reclusione da 21 a 30 anni o ergastolo
Arresto: obbligatorio
Competenza: corte d'assise
Procedibilità: d'ufficio
Note
Si tratta di un reato a forma libera, quindi che può essere commesso attraverso differenti modalità. Ciò porta a considerare che può realizzarsi omicidio anche per omissione, qualora preesista a carico dell'agente un obbligo giuridico di impedire l'evento come ad esempio nel caso in cui un madre lascia il figlio neonato morire di stenti. Si ricordi poi la particolare categoria degli omicidi cosiddetti indiretti, che si realizzano qualora il soggetto attivo causi intenzionalmente la morte attraverso una condotta che in realtà integrerebbe altro reato, come nel caso di contagio da malattie letali.
Si ricordi che si parla di uomo a partire dal distacco del feto dall'utero materno, anche se non è avvenuta l'espulsione definitiva dal corpo della madre. no rilevano ovviamente e condizioni di corpo, di mente, la nazionalità o la razza della vittima, ma solamente che sia vivo, diversamente infatti il reato sarebbe altrimenti impossibile (v. art. 49). Ciò non significa che si richieda anche la vitalità ovvero che il soggetto sia in grado di vivere a lungo, viene infatti considerato responsabile di omicidio anche chi cagiona la morte di un uomo agonizzante.
L'omicidio volontario cosi detto Omicidio aggravato è pertanto aggravato, nell'ipotesi in esame, non per le caratteristiche personali del soggetto agente, ossia l'essere un persecutore, ma per ciò̀ che egli ha fatto, vale a dire per il fatto persecutorio commesso.
Conclusioni
In conclusione, alla luce del principio di diritto sopra richiamato, è possibile ritenere configurabile nel caso sub specie il reato complesso di cui all’art. 84, comma 1, c.p. con la conseguente applicabilità della sola fattispecie di cui agli artt. 575 c.p., 576, comma 1, n. 5.1 c.p., punita con la pena edittale dell'ergastolo.
Ovvero l'omicidio preterintenzionale si verifica quando un soggetto infligge lesioni personali e percosse che provocano la morte della vittima. Un altro esempio di omicidio preterintenzionale è la cessione di sostanze stupefacenti ad un soggetto, che ne provocano la morte, ma adesso approfondiremo il tutto.
Preterintenzione diritto penale
Caso Cucchi: il nesso causale tra condotta ed evento e il concorso di persone nell'omicidio preterintenzionale
La preterintenzione è un elemento soggettivo del reato, inserito in una posizione intermedia tra il dolo e la colpa e, semplicisticamente, definisce i casi in cui si verifica un evento più grave rispetto a quello che il soggetto aveva intenzione di produrre.
La sua definizione nel Codice Penale la troviamo nell’art. 43 che stabilisce che il delitto è “preterintenzionale, o oltre l’intenzione, quando dall’azione od omissione deriva un evento dannoso o pericoloso più grave di quello voluto dall’agente”. In altre parole il soggetto compie un’azione con l’intenzione di cagionare un reato, ma poi nella pratica si verifica un fatto diverso e più grave rispetto a quello programmato.
Quindi, il soggetto ha la precisa volontà di commettere un reato (elemento comune al dolo), ma senza l’intenzione di causare conseguenze diverse e più gravi (elemento psicologico simile alla colpa).
Delitti preterintenzionali nell’ordinamento giuridico
L’unico caso di di reato preterintenzionale previsto dal Codice Penale è l’omicidio preterintenzionale che viene definito dall’articolo 584 e cita: “Chiunque, con atti diretti a commettere uno dei delitti preveduti dagli articoli 581 e 582, cagiona la morte di un uomo, è punito con la reclusione da dieci a diciotto anni”.
Ovvero l’omicidio preterintenzionale si verifica quando un soggetto infligge lesioni personali e percosse che provocano la morte della vittima.
Un altro esempio di omicidio preterintenzionale è la cessione di sostanze stupefacenti ad un soggetto, che ne provocano la morte.
La pena dell’omicidio preterintenzionale può essere aumentata, da un terzo fino alla metà, se si verificano le circostanze aggravanti che possono essere:
• Quando il reato è contro un ascendente, un discendente o il coniuge o contro un ufficiale o agente di polizia giudiziaria, ovvero un ufficiale o agente di pubblica sicurezza.
• Quando il soggetto è un latitante o fa parte di un associazione per delinquere;
• Quando viene commesso con armi o sostanze corrosive.
Reato di aborto preterintenzionale
Esiste anche il reato di aborto preterintenzionale che è previsto dal secondo comma dell’art 18 dalla legge n. 194/1978 (legge sull’aborto).
La legge cita: “Chiunque cagiona l’interruzione della gravidanza senza il consenso della donna è punito con la reclusione da quattro a otto anni. Si considera come non prestato il consenso estorto con violenza o minaccia ovvero carpito con l’inganno. La stessa pena si applica a chiunque provochi l’interruzione della gravidanza con azioni dirette a provocare lesioni alla donna”.
Inoltre, in caso di morte della donna si applica una pena che va da otto a sedici anni, mentre se la donna subisce una lesione personale gravissima, si applica la reclusione da sei a dodici anni.
Le pene stabilite dai commi precedenti sono aumentate se la donna è minore degli anni diciotto.
Differenza tra preterintenzione e aberratio delicti
La preterintenzione è affine all’aberractio delicti, ossia alla morte/lesione conseguente ad un altro delitto (art. 586 del Codice Penale) in quanto in entrambi i casi il soggetto cagiona un evento differente da quello voluto.
Ad esempio Tizio spara per uccidere e oltre a realizzare l'omicidio colpisce un auto, che va a fuoco. Si tratta in questo caso di un'ipotesi che viene trattata dal punto di vista sanzionatorio come un concorso di reati.
I due casi si differenziano però in quanto, nel delitto preterintenzionale il reato più grave commesso è comunque lesivo del soggetto (l’intenzione era lesiva ma la conseguenza grave, ovvero la morte).
Nell’aberratio delicti , invece, il reato compiuto è del tutto diverso da quello che il soggetto aveva in mente di realizzare.
Per omicidio colposo significato indica un reato che consiste nel cagionare la morte di un'altra persona. Esistono vari tipi di omicidio. Il significato omicidio colposo si differenzia dall'omicidio doloso perché, a differenza di quest'ultimo, non prevede un'intenzionalità: avviene per colpa e non per dolo.
589 c.p.) Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Se il fatto è commesso con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena è della reclusione da due a sette anni.
Nel primo la morte di un individuo non è voluta dall'autore del reato e viene provocata dalla violazione di regole cautelari. Nel secondo invece la morte della vittima non è provocata dalla violazione di regole cautelari, ma è del tutto intenzionale.
“è preterintenzionale, o oltre la intenzione, quando dall'azione od omissione deriva un evento dannoso o pericoloso più grave di quello voluto dall'agente” ed “è colposo, o contro l'intenzione, quando l'evento, anche se preveduto, non è voluto dall'agente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia,
L'omicidio colposo è il reato consistente nella soppressione di una vita umana ad opera di una persona in conseguenza di un fatto a lei imputabile, ma compiuto senza intenzionalità. L'assenza dell'intenzionalità lo distingue dall'omicidio doloso o volontario.
L'omicidio colposo è ritenuto fatto riprovevole; tuttavia, nei diversi orientamenti, la valutazione del livello di gravità è molto disomogenea. Esso è stato disciplinato come reato in tutte le legislazioni storiche e anche oggi è oggetto di numerose disposizioni di tipo penale.